venerdì 8 settembre 2017

2DAYS PROG+1 FESTIVAL: Veruno 01/09/2017 (Live Report)

E’ venerdì, il cielo è coperto da grossi nuvoloni, sono giorni che promette uno di quei corposi temporali di fine estate, ma tutto tace. Mi avvio verso Veruno, circa una mezz’oretta di strada da casa mia, nel pieno della campagna novarese, tra laghi, risaie e terre del vino. 
Arrivo in paese e mi trovo davanti a transenne cartelli che parlano chiaro: il Ver1 2Days Prog + 1 Festival inizia oggi. 
Parcheggio appena fuori dal centro abitato e mi avvio verso la piazzetta della Biblioteca. Un muro di suono mi assale, sono i Comedy Of Errors, band neo-prog inglese attiva da più di trent’anni. La band dimostra ancora di avere un bel po’ di cose da dire, con brani lunghi dai testi complessi e virtuosismi musicali impeccabili. La folla, con una forte componente anglofona e francofona, apprezza lo show, che si conclude con Joe Cairney che canta passeggiando tra il pubblico. 
Il cielo brontola e butta qualche lampo, ma per ora ancora non piove. Il tendone del merchandising è pieno di gente che spulcia tra i vinili, qualche appassionato chiede foto e firme.
Dopo una breve presentazione degli sponsor, è il momento dei Karmakanic + The Tangent, sale sul palco Theo Travis che ci regala un solo di flauto da mettere i brividi, con una complessità compositiva davvero notevole. Le band non sono da meno, grazie anche alla poliedrica e spumeggiante figura del tastierista e cantante Andy Tillison, lo show acquisisce un taglio davvero epico, una di quelle serate in cui ringrazi la tua buona stella per averti convinto ad uscire di casa. Sfortunatamente però, inizia a cadere sulle nostre teste una pioggia a dir poco torrenziale. Lo staff è obbligato ad un piccolo break, giusto il tempo di mettere in sicurezza le attrezzature e si va avanti. Il prog è anche questo: il pubblico non demorde e non si lascia scoraggiare, dagli zaini escono una serie infinita di ombrellini, poncho e kway. Sono tutti pronti a veder continuare il live, fermi immobili sotto la pioggia scrosciante, pur non essendo più, in gran parte, giovanissimi. Avvolgo la mia fotocamera nella pellicola, io sono al riparo nel pit, mi giro a guardarli e sono commossa. Penso che forse è un po’ questo ciò che si è perso, dalla mia generazione in avanti. Nel 2017 è tutto immediato, tutto facilmente accessibile e a portata di click, siamo abituati ad avere tutto sottomano, quindi se una band non viene a suonare nel locale vicino a casa, facciamo tutti molta fatica a sbatterci per vedere il live. Penso a tutte le volte in cui ho preso un volo lowcost, dormito in un fetidissimo ostello, viaggiato scomoda con i bus solo per poter vedere coi miei occhi le mie band preferite. Penso al locale di musica live con cui collaboro, che se non fa una cover band almeno una volta al mese, non riesce a pagare tutte le spese che ci sono. Poi guardo queste persone, col cappuccio del loro kway ben stretto sulla testa, con le scarpe zuppe, gli occhiali bagnati che agitano mani in aria entusiaste e ridono alle battute di Jonas Reingold. Credo che chi non ha vissuto questo, di certo nella vita si è perso qualcosa. E faccio i miei complimenti allo staff del festival per aver gestito egregiamente ogni cosa. 
Mentre mi lascio andare a queste riflessioni, il temporale si trasforma in pioggerellina ed è il momento degli headliner, i Motorpsycho. Il trio è sul palco, ad accompagnare Bent Sæther e Hans Magnus Ryan c’è il nuovissimo batterista Tomas Järmyr, già in forza agli Zu. Da sempre abituati al sound prevalentemente prog e psichedelico della band, oggi trovo nuovi spunti un po’ jazz e un po’ folk accanto alle armonie piene di tensione esplosiva che da sempre la band sa creare. 
Torno verso la macchina soddisfattissima, piena di emozioni ed in trepidante attesa di poter ascoltare, l’8 settembre, il loro nuovo doppio disco The Tower, in uscita per Stickman Records.




















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