martedì 11 aprile 2017

MASTODON: Emperor of Sand (Review)


PROGRESSIVE/POST METAL
Un nuovo disco dei Mastodon è un evento mediatico che muove orde di giornalisti e fans in tutto il mondo, un importanza artistica che la band americana si è guadagnata negli ultimi 17 anni a furor di popolo, col sudore e la capacità di evolversi e di scrivere grande musica. Un evoluzione che iniziò con Blood Mountain (2006) prosegì col seminale Crack the Skye (2009), sino ad arrivare al controverso ma validissimo The Hunter (2011) e al più recente Once More Round The Sun (2014). Puntuali come un orologio svizzero a tre anni di distanza arriva questo nuovo Emperor of Sand, un lavoro capace di raccogliere tutto ciò che i Mastodon hanno seminato nel corso della loro carriera e di farlo rinascere a nuova vita, più forte e splendente che mai. Questo nuovo corso ha il pregio di correggere le piccole imperfezioni presenti nei precedenti lavori e di elevarle a nuovi standard qualitativi. Non c'è un solo punto debole all’interno di una tracklist che si erge in tutta la sua maestosità, raccontando le vicende alle quali l'ambizioso concept è legato. Emperor of Sand è una presa di coscienza, un viaggio interiore che si apre ai confini dell’anima intrappolata in un deserto che rappresenta una prigione dell'essere, dove la sabbia impersonifica lo scorrere del tempo di una persona condannata a morire. Un concept dallo spessore emotivo enorme, che pone le basi ad un approccio sonoro oscuro e melodico allo stesso tempo, facilitato dalla tecnica superlativa dei nostri, impegnati in composizioni mai così coese a livello strutturale.

Se Sultan's Curse può essere considerata a tutti gli effetti la Black Tongue di Emperor of Sand, è anche vero che  quest'album e' privo di singoli filler come High Road dal precendente Once More Round the Sun. Show Yourself infatti (di cui è uscito da poco anche il simpatico video ufficiale) è un singolo efficace, diretto, breve e dal grande approccio commerciale nonostante le chitarre spigolose che lo animano per tutta la sua durata. È proprio questo il trade union di tutto il lavoro, la capacità incredibile dei Mastodon di scrivere grandi melodie e ritornelli facili da memorizzare senza per questo snaturare la radice metallica che ha saputo evolversi senza mai rinunciare alla sua veemenza. Altra nota sopra le righe è data dalla sinergia delle voci di Troy, Brent e Brann che si rincorrono per tutta la durata del lavoro riuscendo ad intrecciare ogni parte ed ogni diverso umore sembrando un'unica voce.

Il disco si fa ascoltare con gran piacere, crescendo ascolto dopo ascolto, passando con disinvoltura dai canali già battuti in passato di Precious Stones e Roots Remain (dal refrain clamoroso), alla parabola moderna di Steambreather che avrebbe fatto sfracelli nell'epoca d'oro del Nu Metal, dall'oscura Andromeda, alla Gone is Gone oriented Ancient Kongdom, sino ad arrivare all'epica e bellissima cavalcata finale a nome Jaguar God
Molti li chiameranno venduti, additandoli come una band che cerca di scrivere canzoni pesanti farcite con ritornelli di facile presa da gettare in pasto alle masse di ragazzini metallari in giro per il globo. Io penso invece che la musica debba essere valutata in primis sotto l'aspetto emozionale piuttosto che sotto quello meramente tecnico o ancor di più sotto l'aspetto della commercializzazione. L’underground non è l'unica via per esprimere il meglio di se, i Mastodon riescono nell’arduo compito di non snaturarsi riuscendo comunque a vendere migliaia di dischi, ben vengano band di questa caratura e personalità. Oggi più che mai il Metal ha bisogno di questa band. Lunga vita ai nuovi Re. Lunga vita ai Mastodon.

INFO:

ANNO: 2017
LABEL: Reprise Records
WEB: Mastodon

TRACKLIST:

01. Sultan's Curse
02. Show Yourself
03. Precious Stones
04. Steambreather
05. Roots Remain
06. Word to the Wise
07. Ancient Kingdom
08. Clandestinity
09. Andromeda
10. Scorpion Breath
11. Jaguar God


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