domenica 1 gennaio 2017

HIGHLY SUSPECT: The Boy Who Died Wolf (Review)

HARD ROCK
Congediamo il 2016 con gli ultimi vagiti discografici. Usciti un anno fa con l’ottimo debut Mister Asylum tornano i due volte nominati al grammi (da noi sono dei perfetti sconosciuti), gli americani Highly Suspect con il qui presente The Boy Who Died Wolf, editi per l'etichetta indipendente americana 300 Entertainment.
Ci eravamo lasciati con un disco di straripante Hard Rock trasudante Blues e ci ritroviamo a distanza di un solo anno al cospetto di un album profondamente diverso nei connotati, che mantiene una matrice Hard ben riconoscibile, ma che ora va a spaziare nei più svariati ambiti della musica Rock, sia moderna che retro’. Qualcuno potrebbe storcere il naso e credere in una diversità stilistica dovuta alla voglia di sfondare definitivamente ed entrare nel circuito mainstream a titolo definitivo, ammorbidendo un po il sound magari. A me basta pensare che delle undici canzoni del qui presente lavoro, la maggior parte siano davvero splendide, ispirate, sentite ed emozionanti e la cosa accade sia quando l’Hard Rock si fa moderno come nell’opener My Name is Human, sia quanto l’assalto è all’arma bianca ed ha un retrogusto squisitamente selvaggio, come nel Grunge imbastardito dal Punk di Look Alive, Stay Alive, sia quando parte un pezzo come Postres, 100% Queens of the Stone Age, dannatamente bella. 
Il premio come miglior canzone dell’album però va sicuramente a Serotonia e i suoi sei minuti di pura magia, in cui è l’aspetto psichedelico ad essere premiato, un brano più vintage, in cui lo strapotere delle chitarre si erge in coda regalandoci un assolo che sa tanto di un tramonto in riva al deserto, la canzone che avremmo voluto scrivessero gli Zun di John Garcia alla fine l’ha scritta la band che non ti aspetti, ed è goduria allo stato puro. Forse è proprio la psichedelia l’unico vero tessuto sonoro in grado di ripetersi nelle trame di The Boy Who Died Wolf, mostrandosi timidamente nella malinconica ballata a nome Send Me an Angel, o più marcatamente nel sound alla Tame Impala di F.W.Y.T. o ancora nelle venature della conclusiva e bellissima Wolf, pezzo che parte lento e graziato per finire in un crescendo di umori e di colori sempre diversi, mischiando al suo interno le varie anime della band. Nel mezzo troviamo uno dei due nei dell’album, la ruffiana For Billy, che troppo sa di Alternativo, la bella Little One è invece il brano che cercano di scrivere invano gli Smashing Pumpkins negli ultimi anni, mentre Viper Strike è sorretta da profonde linee di basso che lambiscono addirittura terreni Wave per poi lasciarsi andare in un altro ritornello ancora alla Queens of the Stone Age. Altro neo, la ruffianissima ballata per pianoforte e voce a nome Chicago, che va a chiudere il cerchio a tinte grige.
Gli Highly Suspect oramai non hanno un vero e proprio genere di riferimento nel quale essere imbrigliati, ma tante piccole e diverse sfumature unite fra loro senza per questo risultare un'accozzaglia di idee assemblate senz' armonia e questa per una band è una grandissima conquista. Solo il tempo ci dirà se quest’album sarà stato il crucivia verso un ammorbidimento ulteriore dei suoni e della commecializzazione, o se invece potrà rappresentare il trampolino di lancio verso una maturità completa e soprattutto verso lidi inesplorati. Se avete voglia di lasciare da parte almeno per un giorno le asprezze del Doom, dello Sludge e dei generi che tanto amate/amiamo per gettarvi in qualcosa di più immediato e mentalmente più rilassante, non abbiate paura e fatevi sotto. Certo, a vederli in effetti potrebbero sembrare i classici fighetti americani ben vestiti che amano fare i finti rocker alla camomilla, ma ad ascoltari credetemi ci si rimette il cuore.

TRACKLIST:

01. My Name is Human
02. Look Alive, Stay Alive
03. Little One
04. For Billy
05. Serotonia
06. Postress
07. Send Me an Angel
08. Viper Strike
09. F.W.Y.T.
10. Chicago
11. Wolf

INFO:

ANNO: 2016
LABEL: 300 Entertainment
SITO UFFICIALE: Highly Suspect



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