lunedì 26 settembre 2016

NEUROSIS: Fires Within Fires (Review)

NEUROSIS
Confrontarsi con un nuovo album dei Neurosis non è mai facile. Non lo è da ascoltatore, figuriamoci quando il fan che è in te va a messo a tacere in favore di un'analisi che deve essere quanto più oggettiva possibile. Non lo è neanche per via del fatto che si tratta di una delle poche band per cui non è esagerato usare l'aggettivo seminale, una (passatemi l'espressione) “gateway band”, che ha spesso traghettato generazioni di fan del metal verso un approccio più elaborato ed “adulto” al genere.
Fires within Fires, oltre ad essere l'undicesimo capitolo di questa epica saga, giunge anche in concomitanza con il trentesimo anniversario di una band che non sembra conoscere battute d'arresto in un cammino ininterrotto per vitalità e qualità, come chiunque abbia avuto il privilegio di ammirarli su un palco potrà confermare.
Resta comunque sempre un godimento totale constatare come i cinque di Oakland riescano a sprigionare anche su disco un'intensità praticamente unica, come l'ondata violenta che si infrange dopo tre minuti e mezzo in Bending Light o come i furiosi cambi di intensità presenti in A Shadow Memory e in Fire is the End Lesson. Il pezzo forte dell'album è forse Broken Ground, brano che lascia nuove istruzioni sul percorso da seguire a circa l'ottanta percento delle band post metal attualmente in circolazione, quello con più probabilità di essere destinato a diventare uno dei nuovi cavalli di battaglia della band. Sottotono invece la conclusiva Reach, decisamente poco convincente rispetto al resto del disco.
Senza aver realizzato un vero e proprio capolavoro, i Neurosis possono comunque fregiarsi di un altro ottimo capitolo all'interno della propria discografia, dimostrando come il loro sodalizio sia effettivamente qualcosa che trascende il semplice aspetto musicale arrivando a creare qualcosa di veramente magico. Ultima nota a margine: questo è il primo disco da The Eye of Every Storm a non avvalersi della collaborazione di Josh Graham, artista fondamentale nel forgiare l'immaginario visivo della band nell'ultima decade.
(LUCA CAVALLO)


Sale la marea, la notte si gonfia tra gelide visioni, si nasconde tra le pieghe del vento, sibila su luoghi sconosciuti. La terra vomita lembi di follia sulle menti dei suoi figli prediletti, l’odio innesca il suo cammino, il fuoco ci sta consumando, si propaga verso l’ignoto, dimora su lingue asettiche, su stormi di grandine vogliosi di sangue. Il fuoco con il fuoco, purificatore, scarno e impietoso.
Il nuovo album dei Neurosis è finalmente giunto, aberrante, mostruoso - come l’intera discografia della band americana del resto – l’ennesimo viaggio nella psiche, l’ennesima dimostrazione di superiorità, di grandezza assolutistica, di classe e di selvaggia passione.
Quello che Fires Within Fires riesce a creare (nonostante i trent'anni alle spalle appena festeggiati) è apocalisse sonora allo stato brado, invecchiata in quattro anni di progetti paralleli (su tutti, i Mirror for Psychic Warfare di Scott Kelly e l’album solista di Steve Von Till, A Life Unto Itself dello scorso anno) e in lampi d’incandescente e sconvolgente ispirazione. Una band che non ha influenze, l’unica influenza è la sua visione d’insieme, i Neurosis sono il punto d’arrivo dal quale si propagano i raggi della devozione.
Rispetto al precedente Honor Found in Decay, quello che balza subito agli occhi è il ridotto minutaggio, cinque tracce per quaranta minuti di musica, che in realtà concentrano ed esaltano ancor di più il concetto musicale e l’impatto sonoro gravido di sinistre ed avvolgenti melodie, da sempre marchio di fabbrica dei nostri eroi. L’approccio ha un sapore più diretto rispetto al recente passato, non presenta cali di tensione, non c’è alcun segno di cedimento tra le note di questo mostro a cinque teste, quel che troverete è solamente il rumore della vostra umanità, che scricchiola sotto i colpi incessanti di una musica che si insinua sotto pelle, che striscia subdola come un’infezione all'interno di una ferita marcia, ma lo fa con l'eleganza di una superiorità che ha sempre ben visibile il suo punto d'arrivo, il risultato d’insieme.
Bending Light apre le danze chiedendo all’ascoltatore di calarsi in un contesto sconnesso con la realtà, alterato da fattori intrinsechi, la musica dei Neurosis è un circo delle sfumature, che si rincorrono, aprendosi a scenari psichedelici, alla liquidità di un certo Prog apocalittico, imbrigliato in una supernova Post Core che ai nostri oramai sta davvero stretta,  anche quando è la voce sofferente di Scott Kelly a dettarne i tempi. I pezzi si susseguono senza sosta, creando un trade union compulsivo che sostiene l’intero album come un’impalcatura sorretta fra cielo e terra, è così che le splendide aperture groovy della sensazionale A Shadow Memory non lasciano scampo a facili conclusioni, tutto è cucito con dovizia maniacale.
Si contano le ferite nel bel mezzo di questo mostro infuocato dal quale si cerca di uscire, Fire is the End Lesson attacca con fare minaccioso, per poi rotolarsi sui suoi stessi demoni in cerca di una grazia capace di rendere libero lo spirito. Il fuoco è ovunque, non c’è scampo, non ci sono altre vie da percorrere nell’immensa Broken Ground, c’è solo quell'unico, interminabile momento di pace da vivere con se stessi, inginocchiandosi e proteggendosi in quella lunga e infinita via verso l'oblio, ultimo viaggio terreno di un corpo martirizzato e di una mente protratta verso la pace eterna, è lì, in quell'istante, in cui i suoni puliti figli di un’ossessività schiava della psichedelia, sembrano regalare un attimo di respiro, che i pensieri iniziano a viaggiare, a ricordare ciò che in questo lembo d’inferno sembrava essere perduto per sempre, prima di un ultimo e interminabile sospiro verso l’ignoto (Reach).
La musica arriva - mai come questa volta – da galassie lontane, da mondi inghiottiti nella vastità dell’universo, è una musica cerebrale, che ancora una volta si attaccherà a voi, come quell'ultimo respiro, sarà come sentirsi a casa per l’ultima volta, purificati, pronti a lasciarvi andare, pronti a morire, in questo fuoco senza fine chiamato Neurosis.
(EMILIANO SAMMARCO)


TRACKLIST
  1. Bending Light
  2. A Shadow Memory
  3. Fire is the End Lesson
  4. Broken Ground
  5. Reach
INFO
ANNO: 2016
LABEL: Neurot Recordings
WEB: Website


NEUROSIS: FIRE IS THE END LESSON


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