venerdì 26 febbraio 2016

DUNBARROW: Dunbarrow (Review)

PROTO DOOM/OCCULT ROCK
Gli eredi di sangue dei Pentagram, questo rappresentano oggi i Dunbarrow, rappresentano il meglio che la scena proto doom possa offrire in questo momento. Provenienti da Trondheim, Norvegia, la band da alle stampe il primo omonimo full lenght su lunga distanza dopo il mini lp a nome When It’s All Over - sotto Heksekunst Productions - ed è un gran bel sentire.
Ma non c’è solo una chiara discendenza Pentagram nella musica dei nostri, ovviamente il movimento rock settantiano, gli onnipresenti Black Sabbath e i Witchfinder General sono influenze massicce nella musica sconsacrata dell’ensemble scandinavo, oltre a questo c’è un approccio molto simile agli utimi Demon Head, è musica misteriosa, dal fascino arcano, che ama richiamare la mente a storie antiche, a lembi di magia occulta che si arrampicano alle sinapsi e alle radici del tempo attraverso liriche cupe e che trova il suo culmine compositivo in pezzi come My Little Darling - vero highlight dell’album e autentica droga uditiva – e Lucifer’s Child, per il quale è stato montato un video con copertina del singolo e testo della canzone. Molto bella anche You Knew I Was a Snake, quadrata e dall’approccio ossessivo che esplode nel ritornello e nel riffing  malato, il blues è ovviamente parte integrante di questa musica, e ricalca le impressioni esoteriche di band attuali come i primi Graveyard.

Anche laddove l’attenzione si sposta verso lidi acustici come in Guillotine, si esce pienamente soddisfatti, il che lascia trasparire una certa duttilità da parte dei nostri nel maneggiare la materia in ogni suo aspetto ed una sensibilità che gli permette di scrivere canzoni magnetiche senza mai scadere nel banale, un aspetto questo molto importante, considerando la moltitudine di band che oggigiorno proprongo le medesime - datate - coordinate stilistiche applicate al presente.
Un’ultima considerazione va fatta per il manifesto finale a nome Witches of Doom, unico pezzo che supera i sei minuti all’interno di una tracklist che non va oltre i trentacinque minuti di musica, una scelta tutto sommato giusta che permette all’ascoltatore di non annoiarsi mai. Il pezzo è un tetro viaggio nelle segrete dell’occult rock che sarebbe piaciuto moltissimo ai Kadavar del primo album, con tanto di break centrale ultra sabbattiano.
Insomma nulla di nuovo ovviamente, ma se il buongiorno si vede dal mattino direi che i Dunbarrow di luce – nera – ne irradiano a palate, superando l’ostacolo del mero clichè e costruendo delle architetture sonore che crescono ad ogni ascolto, grazie anche ad un’ottima prova, sia strumentale che vocale e spazzando via ciò che molte band – vedi il tentativo a metà degli Orchid del primo album – hanno provato a fare invano, e cioè costruire un lascito personale che andasse oltre la semplice venerazione del Sabbath sound, a favore di una credibilità che oggi solo i Dunbarrow e pochi altri possiedono.


TRACKLIST:

01. Try and Fail
02. The Wanderer
03. You Knew i Was a Snake
04. My Little Darling
05. Lucifer's Child
06. Guillotine
07. The Crows Ain't Far Behind
08. Forsaken
09. Witches of Doom

INFO:

ANNO: 2016
SITO WEB: Dunbarrow




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