lunedì 25 gennaio 2016

ULVER: ATGCLVLSSCAP (Review)

AVANGARDE / PSYCH / DRONE
Silenzi che si propagano negli spazi vuoti, nelle fessure del tempo, nei muri consumati delle case, nei segni della vita. Silenzi morenti, sepolti nelle ore con troppa velocità, intrappolati in un mondo parallelo dove l’anima ne rappresenta il corpo, silenzi carichi di un colore amorfo, silenzi nella musica degli Ulver, su note scolpite in luoghi saturi di magia dove ad essere raccontati sono quei paesaggi innevati rubati ai fiordi dell’estremo nord,  marcati e severi un tempo, sfuggenti e foschi ora, dai contorni poco chiari, fumosi, evasivi nella loro lunga fuga verso rive sempre diverse da lambire, da sfiorare, da baciare.
Un percorso musicale quello degli Ulver che negli anni ha lasciato spazio alla libertà compositiva, proprio come dimostra anche quest’ultimo parto, dodici canzoni registrate in jam session lungo i dodici live consumati dalla band nel 2014 e ritoccati successivamente in studio, che presentano la verve compositiva dei nostri oltre ogni logica emozionale.
Solo due i brani cantati, Nowhere (Sweet Sixteen) è una lunga cavalcata che si apre a territori squisitamente dark/avangarde, una canzone che sarebbe piaciuta tantissimo agli Arcturus di Disguised Masters.
Mentre la malinconia latente racchiusa nei dieci minuti di Ecclesiastes lascia inaspettatamente tranquilli, in pace col mondo intero, fluttuando in nubi di austera sobrietà, in ampolle ermeticamente chiuse e lasciate andare nell’occhio di una tempesta rarefatta, nel baratro sempre più lucente di una liberazione fisica e mentale. Le atmosfere si fanno drammaticamente romantiche, come nei Sunn o))) di Sinking Belle, in un continuo countdown verso l’espiazione dei propri peccati dove tutto è incredibilmente enorme e sobriamente leggiadro, a partire dal tappeto percussivo stile Planet Caravan, arrivando alle dolci melodie di pianoforte che accompagnano questo viaggio.
ATGCLVLSSCAP è un album lungo (oltre 80 minuti), ma non per questo stancante, plasmato dalla piena libertà compositiva, ma non per questo assuefatto all’anarchia, dove i pezzi risultano ottimamente strutturati all’interno di una forma canzone gravida di creatività. Composizioni queste che lasciano in bocca un retrogusto crepuscolare (England’s Hidden), psichedelico (Moody Stix, Om Hanumate Namah, Cromagnosis), dal taglio drone (The Spirits The Lend Steenght Are Invisible, D-Day Drone), un retrogusto oscuro e lucente allo stesso tempo, ma sopratutto un percorso estremamente spirituale (Solaris, Glammer Hammer).
Lasciatelo scorrere come sangue nelle vene, lasciate dissiparne l’energia nel vostro corpo e nella vostra mente come fosse una cura catartica volta a risollevare le vostre sinapsi e i vostri equilibri psicofisici.

Gli Ulver di oggi rappresentano proprio questo, un funzionale veicolo ricco di comfort lasciatoci in eredità per preservare la nostra salute mentale dai continui bombardamenti elettrici a cui ogni giorno ci sottoponiamo, un salvagente in mezzo all’oceano in burrasca, un paracadute in un cielo riottoso, afferratelo e godetene sin quando la notte ve lo permetterà, illuminandone la superficie col chiarore intenso della sua luna, prima che le tenebre ne inghiottano l’essenza, non perdete altro tempo, è li ancora una volta, ed è  tutto per voi.


TRACKLIST:

01. England's Hidden
02. Glammer Hammer
03. Moody Stix
04. Cromagnosis
05. The Spirit That Lend Strenght Are Invisible
06. Om Hanumate Namah
07. Desert/Down
08. D-Day Drone
09. Gold Beach
10. Nowhere (Sweet Sixteen)
11. Ecclesiastes (A Vernal Catnap)
12. Solaris



INFO:
ANNO:2016
SITO WEB: Ulver




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