lunedì 18 gennaio 2016

MAMMOTHWING: Morning Light (Review)

DOOM/HARD N'BLUES
Fare centro al primo album non è mai semplice, soprattutto in un mondo come il nostro in cui musicalmente si è praticamente detto tutto e dove non è certo la novità a essere ardentemente ricercata dalle band e dai fans. 
Entrando più nello specifico quel che un fan di stoner/doom/sludge & heavy psych cerca in un nuovo lavoro è quasi sempre la capacità di quest’ultimo di generare delle emozioni, di trasportare in musica quei viaggi astrali che ognuno di noi vorrebbe fare ascoltando i suddetti generi, perché in fin dei conti la musica è uno stato percettivo della magia, è proprio quel feeling del tutto particolare che si instaura tra chi la scrive e chi l’ascolta, che riconosce nel suo piccolo un modo sempre diverso e tutt’altro che banale di analizzarla e di interpretarla. Il nostro punto di vista ci permette di leggere l’arte creata da qualqun’altro e quando questa interazione funziona è li che avviene quella magia di cui vi parlavo pocanzi.
Dopo gli ottimi The Heavy Eyes e Moon Curse, la Bilocation records/Kozmic Arctifacz fa un altro centro bello grande con i Mammothwing e il loro superbo album d’esordio, Morning Light. Un lavoro in cui l’interazione – almeno con me – ha funzionato alla grande.
Il power trio inglese, originario di Notthingam, ha  registrato e prodotto il proprio disco nel suo studio personale - ribattezzato The Room of Doom - e si fregia di cinque brani per poco più di mezz’ora di musica in cui un torbido scintillio hard n’blues – 69 sembra uscita dal songbook congiunto di Joe Bonamassa, Gary Clark Jr e i Led Zeppelin - si adagia sopra un'impalcatura prepotentemente doom – la strepitosa opener Cosmic Vagabond - il tutto imbevuto da un mood oscuro, saturo di chitarre che giocano a rincorrersi tra le pulsazioni visionarie di un basso dal suono ricco e chitarre aggroviagliate in ricami fuzz pregni di esplicito magnetismo e lisergici anfratti (Tinned Up & Fuzzed Out).
Il terzo pezzo della roccolta è uno dei brani migliori che mi sia capitato di ascoltare ultimamente, Black Woman è incredibile, con quelle sensazioni malinconicamente psichedeliche nella strofa e quel blues sudicio e suadente che esplode nel sentito ritornello, in cui la voce del cantante/bassista Bill Fisher sembra essere uscita da una perversione vocale tra Zakk Wylde e Phil Anselmo - era Down - non penso debba aggiungere altro.

In definitiva Morning Light è un album da ascoltare, riascoltare e riascoltare ancora, in cui è proprio quella magia ad eleggiare sovrana, a riscrivere le coordinate chimiche dell’amore di un ignaro ascoltatore di turno nei confronti della musica che più ama, in quel piccolo angolo di paradiso – o d’inferno fate voi – in cui il mondo rimane fuori e quel che resta siamo noi coi nostri sogni e la voglia di gustarci qull’ennesimo trip che abbiamo bramato per tutta la giornata.



TRACKLIST:

01. Cosmic Vagabond
02. Tinned Up & Fuzzed Out
03. Black Woman
04. 69'
05. Chump Change


INFO:

ANNO: 2016
SITO WEB: Mammothwing








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