venerdì 13 novembre 2015

UP IN SMOKE FESTIVAL 2015: Day 1 (Live Report)

Credo sia veramente difficile concretizzare in un reportage obiettivo, un'esperienza importante come può essere un festival, vissuto personalmente in cui i gusti personali non dovrebbero influenzare troppo;
Tentando comunque in questa impresa ecco qua il risultato, delle due giornate all'Up In Smoke Festival (2-3 Ottobre 2015)

Buona Lettura!!!

02-10-15
Dopo 6 ore circa di macchina e madonne variegate causa deviazione in autostrada, arrivo in ostello, giusto il tempo di metter giù la valigia e fare check-in alla velocità della luce e si parte verso Pratteln, la piccola cittadina a circa 15 km di strada statale da Basilea (dove alloggio) è la sede in cui si trova il Konzertfabrik Z7; una struttura enorme adibita esclusivamente ai live, composta da due stage, uno esterno che ricorda quasi una piccola arena essendo in discesa, ed uno interno mastodontico, dominato dal nero sulle pareti e da un palco che occupa totalmente l'estremità del locale, sul bancone di uno due bar presenti trovo una fanzine e vedo che ogni giorno della settimana sono programmati concerti di ogni tipo, realizzo di essere in luogo speciale. Una mecca della musica è la parola giusta per poterlo definire degnamente.

Sono oramai le 18, mi rendo conto di essermi persa gli Ilja la band che apre le danze all'Up In Smoke. Stempero i minuti prendendomi una birra ed ecco che puntualissimi partono i Carson, il giovane trio ultra energico, emana vibrazioni stoner-rock dai lineamenti classici ma ben forgiati. Dominano il palco in modo eccellente, il cantante dall'impeto quasi punk riesce a trascinare il pubblico appieno, un'aperitivo niente male! 

Rimango nell'area esterna ed aspetto l'arrivo dei Black Bone che predono il comando della situazione con granate di puro hard rock a tratti quasi glam, portano una ventata di aria gasata sotto al tendone, si torna indietro nel tempo poichè i tre musicisti ricordano quasi un gruppo hard/heavy a cavallo tra gli anni 80/90. Mi distraggo ad ammirare una magnifica backpatch degli Hawkwind indossata da un ragazzo tedesco;  anche queste cose fanno parte del festival, non sono di certo incontri quotidiani; tornando ai Black Bone non mi hanno preso a livello personale ma tecnica e spirito a questi ragazzi non manca per nulla!

Si cambia stage e sono piuttosto elettrizzata poichè sta per la giungere la band che mi interessa di più in quest'oggi, ovvero l'arrivo della Dea, colei che invoca demoni e spiriti con la sua sublime voce... sto parlando di Jex Thoth! mi piazzo subito nella posizione in cui posso ammirarla al meglio, il tempo di tirare un sospiro e si parte con The Bury, lei si sposta da un lato e l'altro del palco con l'inceso tra le dita, Separated At Birth e sfodera un coltello che con sui sfiora i suoi musicisti e se stessa. Keep Your Weeds e siamo tutti inebriati, travolti da questi 45 minuti di pura estasi, non vorremmo mai vederla scendere dal palco ed è difficile riprendersi. Sono in piena midriasi (e non solo io) e ci rimango per un bel pò.

Mi dirigo verso l'esterno per l'arrivo degli Australiani Child, trio che con l'ononimo debut EP ha scompigliato il web e non solo lo scorso anno. L'album è esplosivo ed una bomba ad idrogeno sono loro dal vivo; corposi toni heavy/blues escono dai loro amplificatori scaldando lo spirito di tutti i presenti, si perde la cognizione del tempo e delle cose osservandoli, in particolare mi rimane impressa la voce di Mathias, unica ed avvolgente in grado di creare un'atmosfera alquanto suggestiva, finiscono il loro live tra calorosi applausi e richieste di bis, ma i tempi stringono e si cede il passo alla prossima band.

Rientro nel locale e mi gioco i minuti vuoti per bere un caffè, ma dall'istante in cui partono i Valient Thorr mi rendo conto che facevo benissimo anche senza! Lo sbalzo termico è immediato anche solo alla vista degli stivaletti da wrestler di Valient Himsel (voce). Scalmanati e travolgenti, iniettano dosi di euforia allo stato puro, la sala improvvisamente diventa un campo di battaglia, headbanging da ogni parte, ragazzini scalmanati e trapanati da riff indemoniati. La Carolina del Sud si fa sentire a petto nudo, urla e schizzi di sudore. Digerisco: caffè, alcool, wurstel e patatine con senape tutto di un colpo!

Tocca agli Stoned Jesus, parto prevenuta poichè l'ultimo disco non l'ho assimilato troppo, se c'è una regola che ancora non ho imparato è: Mai partire con dei preconcetti (mea culpa).
I tre musicisti Ucraini sono in forma smagliante, a pochi minuti dal loro inizio, la piccola arena si trasforma in un bong gigante, il fumo nell'aria è talmente tanto che è quasi irrespirabile, siamo tutti storditi mentre suonano, ondeggiamo tutti, assaporando ogni brano e lasciandoci investire dal basso a volumi fuori misura. L'apice viene raggiunto senza dubbio con "I'm The Mountain", mi sento una montagna anche io ed è lo stato in cui riverso carbonizzata in questa nebbia d'erba e suoni, un live estremamente spassoso.

Inevitabilmente si fa sentire un sonno pazzesco, purtroppo perdo clamorosamente i Karma To Burn, mi mangio le mani al pensiero mentre percorro i km a piedi per tornare verso la macchina e di seguito all'ostello a Basilea, il tempo di entrare nella stanza e crollare.










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