giovedì 18 giugno 2015

ZU: Cortar Todo (Review)

Sono loro...
Tagliare tutto. Sia con i legami che ci costringono all’interno di una realtà uniformata, che con il proprio passato musicale.
Per far ciò bisogna avere coraggio, perseveranza e, soprattutto, intraprendere un cammino che porterà verso mete sconosciute. Soprattutto interiori.
Gli Zu sono una di quelle band che è sempre stata dotata di queste tre qualità, e la loro prolifica discografia è testimone di un coraggio compositivo fuori dal comune, riconosciuto a livello internazionale, mantenuto vivo proprio dalla perseveranza nel battere strade difficili ma con la consapevolezza di aver fatto sempre ciò che più si voleva fare in quel momento. Perseveranza che non è venuta meno neanche quando, inaspettatamente, Jacopo Battaglia decise di abbandonare la nave per altri lidi, aprendo, secondo le stesse parole della band, uno dei periodi più difficili che il gruppo romano abbia mai attraversato.
Come naufraghi dispersi in un mare in tempesta, i reduci Luca T. Mai e Massimo Pupillo hanno incominciato allora a vagare in cerca di nuovi stimoli, vagabondando da un porto musicale all’altro, ora con il progetto Mombu, ora con i canti solenni e popolari degli Ardecore e via via con tante altre esperienze. Si avvicinava però il tempo del ritorno: dopo quella notte profonda (ma comunque prolifica) una rinnovata alba stava per affacciarsi per i nostri.
Ed è con Gabe Serbian che viene acceso il primo barlume del nuovo sole. Il batterista in dote ai The Locust è ciò che gli Zu avevano bisogno per poter dichiarare guerra al vecchio mondo, il loro ma anche il nostro, ovvero quello tramandatoci e che subiamo ogni giorno. “Goodnight, Civilization” è la lettera d’ultimatum scritta col sangue che lancia il suo urlo di battaglia a base di suoni più pesanti e più esplicitamente metal, rimaneggiato e reso ancora più nero dalla necessità della band di farsi sentire. A pochi mesi dalla prima, la seconda mossa in questa strategia è stata “The Left Hand Path” con l’alleato Eugene S. Robinson: un disco unico, se si vuole, all’interno della galassia Zu, dove glitch, ambient, suoni soffusi e ovattati esplorano le macerie lasciate dal passaggio della furia di “Goodnight, Civilization”.
Ma ciò che per adesso si è vinto è solo una battaglia: la guerra è ancora tutta da giocare.
La “trilogia della guerra”, come l’ha descritta la stessa band, si arricchisce con un ultimo tassello e giunge al suo apice di consapevolezza sonora e umana: “Cortar Todo” è la fenice che rinasce da quelle precedenti macerie, uno sguardo musicale su un mondo perennemente in lotta gettato da un guerriero fortificato e che sa cosa tagliare via e cosa lasciare della realtà.
Partendo da quel piccolo capolavoro di “Corboniferous” che rappresenta ormai lo spartiacque fra il periodo avant/freejazz più decostruzionista e quello in cui le influenze metal, post-punk e noise emergono in modo evidente, quest’ultima fatica fa un po’ il punto della situazione su ciò che gli Zu sono e sono stati nel recente passato (sul futuro è meglio non sbilanciarsi, si rischierebbe di essere tranquillamente smentiti).
La musica di “Cortar Todo” è un fulmine a ciel sereno, terremoto a livello globale su scala cosmica, inversione dei poli terrestri per una nuova e auspicata rivoluzione delle coscienze contro chi ha mosso una guerra invisibile per impadronirsi della nostra sacra interiorità: col suo programmatico titolo, “The Unseen War” accoglie l’ascoltatore con incedere solenne, dipingendo un mondo che ormai è al collasso ma che, per volontà di pochi, non vuole arrendersi. Un piccolo manifesto per il messaggio nascosto fra i solchi del disco. “Rudra Dances Over Burning Rome” e la title track proseguono su questa linea di fuoco continuo, la prima con un andamento più movimentato che dal vivo farà sfaceli, la seconda invece un po’ sottotono ma perfetta per introdurre i toni più doom oriented di “A Sky Burial”: una traccia che si sviluppa a partire dal basso iper saturo e distorto, per arrivare poi al puro caos sonoro di tutti gli strumenti, batteria in primis (e qui si sente tutta la differenza fra Battaglia e Serbian). Il disco si mantiene sempre in bilico fra tensione e momenti dove viene rilasciata all’improvviso, fra velocità centrifuga e rallentamenti esasperati, rumore e piccole melodie, ordine e disordine.
La seconda parte del disco risulta la più emblematica ed interessante da questo punto di vista: da “Serpens Cauda”, traccia ambient leggermente evocativa, passando per uno dei pezzi più interessanti, “No Pasa Nada”, dove un incedere semi industrial si alterna al tema lamentoso del sax, per arrivare a quella meteora di “Conflict Acceleration” in lenta rotta di collisione con le nostre orecchie e all’impatto ormai avvenuto di “Vantablack Vomitorium” dove di nuovo l’ossessività del doom fa da spina dorsale al pezzo. Ma è con la conclusiva “Pantokrator” che “Cortar Todo” trova il suo senso ultimo: dalle umide profondità della foresta amazzonica dove i nostri hanno davvero vissuto per un periodo, si leva il canto degli sciamani Shipibo, invocando una benefica e purificatrice distruzione del vecchio mondo per accoglierne un altro.
E’ questo alla fin fine il messaggio che “Cortar Todo” vuole lanciare, risultando quindi un’opera quanto mai programmatica e con un’idea concettuale ben precisa alle spalle: fornire la colonna sonora per l’apocalisse prossima ventura. Un’apocalisse sonora che forse può risultare troppo compatta e monolitica, rischiando di scorrere senza lasciare un segno profondo come gli Zu sono riusciti a fare sin’ora. Un giudizio non infondato ma che liquiderebbe in maniera troppo frettolosa un disco che ha una sua personalità ben precisa e di gran fascino: provando a riassumere, se “Carboniferous” si rivolgeva alla profondità della Terra muovendosi orizzontalmente, “Cortar Todo” punta invece in verticale, verso il cosmo.
Come Quetzalcoatl, il serpente piumato luminoso nel cielo.

Tracklist:
  1. The Unseen War
  2. Rudra Dances Over Burning Rome
  3. Cortar Todo
  4. A Sky Burial
  5. Orbital Equilibria
  6. Serpens Cauda
  7. No Pasa Nada
  8. Conflict Acceleration
  9. Vantablack Vomitorium
  10. Pantokrator

Info:
ANNO: 2015
LABEL: Ipecac Recordings
WEB: Facebook


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