martedì 21 ottobre 2014

ELECTRIC WIZARD: Time To Die (Review)

HEAVY - DOOM - STONER
E’ tempo di morire.
Titolo semplice e lapidario quello dell’ultimo full-lenght degli inglesi Electric Wizard, e perfettamente in linea, oltre che con i temi da sempre trattati dal gruppo, con le recenti vicende che li hanno visti rompere con l’etichetta che per prima ha creduto in loro, la Rise Above, per dare avvio alla loro etichetta, la Witchfinder Records, divisione della Spinefarm Records.
E’ tempo di morire anche per la vecchia line-up: ad affiancare Jus Oborn e la sua consorte Liz Buckingham nella loro opera di omicidio di massa troviamo il bassista dei Satan’s Satyrs Clayton Burgess e, solo per il tempo necessario per la registrazione del disco, Mark Greening dietro le pelli per la gioia dei fan della prima ora. Un tempo in cui ogni cosa che riguardava il gruppo doveva cessare: anche questo è stato un pensiero fisso per il leader dei Wizard, il quale ha dichiarato di aver voluto abbandonare tutto svariate volte, e probabilmente mai come in questo ultimo periodo in cui “Time To Die” ha richiesto molto più tempo e tantissimi sforzi per essere composto.
Ma alla fine il mago elettrico più importante e famoso della scena doom ha messo al mondo il suo ottavo diabolico parto, nuovo nascituro di una progenie malefica che si protrae sin dai primi anni ’90. Se tempo di morte deve essere, gli Electric Wizard hanno deciso di mettere in scena un suicidio ambiguo, quasi a doppia faccia: “Time To Die” infatti presenta un po’ quasi tutte le caratteristiche che hanno contraddistinto sia la prima fase del gruppo che la seconda, quella da “Witchcult Today” ad oggi. Il trittico iniziale composto da “Incense For The Damned”, la title track e “I Am Nothing” apre le danze nel migliore dei modi, rappresentando i pezzi più belli del disco: qui si possono riscontrare le tracce e le influenze di dischi storici come “Dopethrone” e “Come My Fanatics….”, echi acidi nel sound e profondamente oscuri nel loro andamento. In particolare, “I Am Nothing” spicca più di tutte le altre canzoni per la sua carica data dal riff principale, accompagnato dalla voce lamentosa di Oborn assolutamente perfetta per il testo, trasformandosi, verso metà durata, in una jam caotica e psichedelica: con due sole note, giocando con echi, fuzz e delay e un drumming a supportare egregiamente il tutto, il gruppo riesce a spalancare un vortice oscuro e densissimo, svuotandoci completamente e portando a compimento il suo intento nichilista esplicitato sin dal titolo. Uno dei pezzi più belli della discografia più recente dei Wizard. La danza sabbatica di “Destroy Those Who Love God”, col suo andamento circolare, ci trascina nella seconda parte del disco dove “Funeral Of Your Mind” e “Lucifer’s Slaves” costituiscono i pezzi più riusciti. Riagganciandosi alle produzioni più recenti della band, in queste canzoni è maggiormente presente un certo groove orientato verso l’hard e l’acid rock di fine anni ’60 e primi anni ’70, riletto naturalmente in chiave luciferina da Oborn e compagni, i quali evocano gli spettri dei Blue Cheer, MC5 e Iron Butterfly. Anche il singolo “SadioWitch” contribuisce a questo lieve ma significativo cambio di rotta di “Time To Die”, risultando però sottotono e abbastanza banale rispetto agli altri pezzi; lì però dove non arrivano le note, arrivano le immagini, e il video del pezzo in questione pone in rassegna, con le sue scene, l’estetica su cui si basa il mondo degli Electric Wizard, dimostrando come per la band inglese un certo tipo di immaginario e la musica siano strettamente correlate e ugualmente importanti. In ogni caso, questa seconda parte del disco, col suo incedere più unitario e meno cosmico e acido rispetto ai primi tre pezzi, nel suo insieme risulta più convincente di “Black Masses”, disco che, a parere di chi scrive, sembrava essere composto da b-sides del più riuscito “Witchcult Today”.
“Time To Die” è un disco solido e che ribadisce la presenza della band nella scena come un’entità che ha ancora qualcosa da dire. Con questa ultima fatica, gli Electric Wizard sapranno soddisfare appieno i fan degli ultimi album e forse anche far riavvicinare i loro vecchi ascoltatori, magari giusto il tempo dei primi tre pezzi. O giusto il tempo di morire sommersi dal loro sound, per poi rinascere dalle proprie ceneri come da sempre il mago elettrico sa fare.



TRACKLIST:
  1. Incense For The Damned
  2. Time To Die
  3. I Am Nothing
  4. Destroy Those Who Love God
  5. Funeral Of Your Mind
  6. We Love The Dead
  7. SadioWitch
  8. Lucifer's Slaves
  9. Saturn Dethroned


INFO:
Anno: 2014
Label: Spinefarm Records



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