sabato 12 aprile 2014

ROADBURN 2014: Day 2 - Live Report

Continua il nostro viaggio all'interno del Roadburn Festival 2014, ecco il report relativo al secondo giorno. 

"Dopo una prima giornata pesantissima in termini di pressione sonora affrontiamo il secondo giorno un po' perplessi. Per la prima volta troviamo fra gli organizzatori del secondo giorno (onore toccato in passato a Jus Oborn [Electric Wizard], Voivod, Sunn O))), Tom G Warrior) una personalità che difficilmente avremmo associato al festival: ovvero Mikael Åkerfeldt degli Opeth. Non ci stupisce però che Mikael abbia riempito la giornata di freakettonate prog e death metal primordiale, due generi che hanno sempre sfiorato i palchi del Poppodium senza esserne mai realmente protagonista. 

MAGMA
Le perplessità però sono andate scomparendo praticamente subito: la giornata parte con i francesi Magma che ci trascinano in un folle universo multiforme sospeso fra fusion, classica e folk. La band in attività dal 1969 conquista i presenti e abbatte le minime difese dei critici dell'iper tecnica. L'atmosfera rilassata (almeno seguendo il percorso prog piuttosto che quello "death metal") risulta l'ideale per un secondo giorno che rischierebbe di segare le gambe mentre aiuta la comunicazione fra i presenti, particolare di grande importanza allo stesso modo della proposta musicale. Dove trovate tutti assieme appassionati e addetti ai lavori che condividono visioni musicali comuni? Per di più provenienti da ogni parte del mondo? Benvenuti al Roadburn!

Ecco perchè mentre stanno suonando in altri palchi proposte interessantissime come Vintage Caravan, The Body, Tiranny ci troviamo a raccontare anedotti passati, consigliare dischi o semplicemente scherzare con persone che purtroppo (e raramente per fortuna) incontriamo solo una volta all'anno. Nel mentre sorseggiamo l'ennesima birra ci gustiamo il folk progressive degli inglesi Comus anche loro provenienti dagli anni 70. Il loro armamentario di chitarre acustiche, viole, violini, oboe e melodie sbilenche sono un culto che continua ai giorni nostri con le recenti ristampe presenti addirittura nel catalogo Rise Above. Dopo qualche pezzo preferiamo muoverci in cerca di curiosità. Ed ecco che veniamo colpiti dagli svedesi Änglagård, degli assoluti maestri nel ricreare sonorità affini a King Crimson, Van Der Graaf Generator e Genesis. Se sassofoni, flauti e donne con le gambe pelose non fanno per voi è meglio che lasciate perdere ma per quanto mi riguarda una delle rivelazioni del festival!
ANGLAGARD

E' il momento di uno dei momenti più attesi dal sottoscritto: i Goblin. Band che in realtà vede "solo" Claudio Simonetti della formazione originale ma aiutato da 3 validissimi musicisti. Non è campanilismo ma i Goblin sono e saranno sempre tra i capisaldi della musica mondiale, capaci di scrivere colonne sonore efficacissime ma con uno stile unico. E se basta citare il tema di Profondo Rosso per inserire la band nella hall of fame non dimentichiamo Zombi, Suspiria, Phenomena, Demoni, colonne sonore scolpite nell'immaginario non solo italiano. Anzi. Sappiamo bene che sia i Goblin che Dario Argento fuori dal nostro paese sono visti come dei maestri. E per fortuna possiamo goderci la band non nella classica sagra della patata con fonici ubriachi, luci con lampadine scoppiate e proiezioni ridicole ma nel main stage del Roadburn. Suoni enormi, band in stato di grazia (freschi di tour USA), scaletta da panico e proiezioni. E' possibile chiedere di meglio? Per me no. Simonetti scherza col pubblico (in un inglese ingenuo ma efficace) e ogni canzone viene accolta dal pubblico con grande calore. Che in Italia non c'è una discografia seria lo vediamo anche da queste cose. E dal fatto che meglio che ci può andare li troviamo ospiti di qualche raduno di settantenni collezionisti di progressive. 

SULA BASSANA
Per quanto mi riguarda l'appagamento della giornata ha già raggiunto il suo apice. Ma siamo circa a metà. Dopo una pausa ristoratrice entro al Het Patronaat, ovvero il paradiso delle basse frequenze. Ma in questo caso diventa il paradiso della psichedelica: protagonisti Sula Bassana in formazione rock con la sezione ritmica degli Electric Moon. Il set è senza esclusione di colpi: delay, riverberi, wha e tutto quello che serve per far esplodere la testa. Forse un po' troppo. Ma a noi piacciono le cose estreme e applaudiamo con grande godimento.

Per oggi non cambieremo più stage e, pur con un tremendo ritardo causato dal cambio palco, rimango per ascoltare i Terra Tenebrosa e i The Old Wind. Entrambi vedono membri dei leggendari Breach tra le fila e dentro di noi speriamo in una reunion a sorpresa in occasione della serata. Purtroppo le nostre aspettative vengono deluse ma entrambe le band sono decisamente interessanti. I Terra Tenebrosa salgono sul palco mascherati e assalgono il pubblico con bordate che definirei black-hardcore-noise. Stranianti e difficili, sono passati come una furia lasciandomi perplesso. Piaciuti o no? Vale la risposta che ho dato per i Bong la sera prima: per masochisti dell'estremismo sonoro. I The Old Wind, invece, fossero usciti 10 anni fa sarebbero stati la mia band preferita di sempre. Ma nel 2014 risulta "semplicemente" una devastante macchina post-hardcore metallizato. Il cantante assale il pubblico con le sue urla e le tre chitarre supportano la sua violenza. Di band così, ad onore del vero, ne abbiamo sentite tante e ora che il genere è un po' in declino mi sono suonati inevitabilmente vecchi. Ma da appassionato del genere non mi sono fatto troppi problemi a godermi un signor concerto a conclusione di una giornata ricca di sfacettature e stimoli. Il Roadburn è anche questo: capace di sorprenderti anche quando si hanno delle certezze granitiche.
TERRA TENEBROSA

Che cosa aggiungere? Sicuramente pur non amando troppo gli Opeth ho apprezzato il lavoro di Mikael Åkerfeldt : onesto, competente e stimolante. Lui, tra le altre cose, è rimasto sempre in mezzo al pubblico e si vede che è "uno di noi". Anche se è un po' troppo appassionato di virtuosismi e arrangiamenti arditi piuttosto che di basse frequenze. Ma dopo una giornata così lo perdoniamo!"

Report di Massimo "Maso" Perasso

THE OLD WIND
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