giovedì 22 novembre 2012

BLACK MAGICIAN: Nature Is The Devil’s Church

DOOM - METAL - FUNERAL DOOM
L'autunno è arrivato. Ce lo dimostrano i Black Magician con la copertina di rosso fogliame dipinta di Nature Is The Devil's Church, una natura appunto che assume il colore dell'inferno, immaginando quell'ambiente che dovrebbe essere più congeniale all'esistenza di tutti noi, trasformarsi invece nel luogo più ostile mai conosciuto.
In queste atmosfere oscure affondano le proprie radici le 5 tracce che compongono questi 45 minuti, dove i Black Magician lasciano di sicuro libero sfogo al lato più celtico della loro provenienza britannica.
Indubbiamente prevale, come si diceva, l'oscurità, il nero crepuscolare, la brezza gelida e la caducità delle foglie, ma ciò che ci si trova davanti non è il classico disco funeral o black metal, dall'andatura decisamente trascinata, le sonorità di strumenti e voce atte a richiamare i demoni più depressi e incazzati dal cuore degli inferi, bensì quel nero che rende eleganti e solenni, come espresso ottimamente dall'utilizzo dell'organo come elemento di sacralità.
Le tonalità degli strumenti, inotre, non sono estremamente basse, il giusto diciamo, mentre la voce non si può di certo incluedere nella tradizione black, ricordando più un cantato alla Sons Of Otis piuttosto - per quanto le linee vocali si presentino come piatte, oserei dire, monotòne, a tratti insespressive, ma totalmente intonate con lo sfondo monolitico che i britannici ci presentano.
Il disco si apre con The Foolish Fire, un intro brevissimo ma decisivo di pianoforte, dolce e malinconico al contempo, per poi sciogliersi in Full Plain I See, The Devil Knows How To Row, dove lunghe schitarrate su un tappeto di organo ci introducono ai 10 minuti succesivi di doom infernale che molto ha in alcuni tratti dei Black Sabbath, che si ingentilisce con arpeggi ed echo, e che verso la propria fine subisce una accelerazione che offre il "ciò che non ti aspetti", ovvero una nota quasi seventies in un oceano denso ed oscuro.
La tradizione à la E.A. Poe si riflette con l'incipit di Four Thieves Vinegar, dove dei corvi che immaginiamo appollaiati su dei rami spogli, su di uno sfondo di campane e di ronzio di insetti, gracchiano tutta la loro disapprovazione, lasciando poi spazio ad altri 10 minuti di doom ripetitivo e pesante che ci fa figurare le ambientazioni più crepuscolari possibili.
Of Ghosts And Their Worship non poteva essere titolo migliore per il brano che segue, che aperto da delle campanelle che riportano "all'ordine" descrive un incantato mondo di luce fittizia con degli arpeggi di chitarra in armonia con lo sfringuellare di un passero, per poi essere disincantato dall'arrivo dell'organo che rende la chitarra frenetica ed inquieta, dai ritmi incalzanti ed affanosi, uscendone se possibile ancor più torbida ed inquietante.
Il disco si conclude con Chattox, un imponente inno ai riti pagani di più antica memoria, per 15 minuti di potenza granitica ed ancestrale.


TRACKLIST

1. The Foolish Fire
2. Full Plain I See, The Devil Knows How To Row
3. Four Thieves Vinegar
4. Of Ghosts And Their Worship
5. Chattox


INFO

ANNO: 2012
LABEL: Shaman Recordings in collaborazione con Burning World Records
WEB: WebSite


BLACK MAGICIAN - FOUR THIEVES VINEGAR
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