mercoledì 28 dicembre 2011

LENTO: Icon

POST-METAL, SLUDGE, VISUAL, AMBIENT
In epoche ancestrali, esistevano mondi senza strade, senza grattacieli, senza supermercati.
In quelle imponenti frazioni di tempo, il cielo era gelido ed il ghiaccio avanzava sul terreno come un cancro opaco intento a dominare la terra. L'uso della parola, a noi tutti indispensabile oggi, non era che un nulla infinitesimale rispetto alla preponderanza delle catene montuose, all'oscurità dei deserti vulcanici, al sordo rumore di carne sventrata e masticata da qualsivoglia animale intento alla sopravvivenza. Gli uomini, erano quanto di più lontano si possa immaginare attualmente (forse..). E allora si cercavano riferimenti tra le asperità di una natura selvaggia, puttana ostentatrice di una non presenza crescente, sempre più dominante, sempre più strisciante fra le paure di un genere umano votato all'eterna guerra contro il caos universale. Costellazioni, animali, piante. Tutto, appariva riferimento utile, icona, fotogramma statico con il quale orientare la propria stabilità mentale. Qualcosa in cui credere, non importava cosa.

 "Icon" è questo. E molto altro.

Pubblicato nell'Aprile di questo anno così estraneo al secolo appena conclusosi, questo album è un passaggio netto della band romana verso territori inesplorati dell'animo umano, alla ricerca forse di un senso perduto entro un'esistenza sempre più labile, percorrendo gli opachi ed interminabili corridoi della mente. Nel buio, i Lento ci subentrano con decisione, abbandonando la Supernatural Cat degli amici Ufomammut, per firmare con la Denovali Records, etichetta di notevole spessore nell'ambiente della sperimentazione drone, metal e post-metal. Circa quattro anni dopo il loro ultimo lavoro "Earthen", a mio parere straordinario, il sound proposto con "Icon" dimostra la qualità impari di un insieme di persone che sanno che cosa vuole dire suonare per "rappresentare". Diversamente dall'ottica del concept-album, ognuno dei brani viene quì a fondersi in un sempre più crescente requiem di pensieri il cui flusso sconnesso si infrange con potenza inaudita a tratti, per poi lasciare spazio al riecheggio silenzioso di arpeggi dissonanti e melodici allo stesso tempo. 

Ogni distorsione è maledettamente calcolata per gelare le vene, graffiarle impunemente, e palesare all'attenzione l'esistenza di pianure, ghiacciai e geyser di arcana provenienza radicati nelle valli più oscure della propria immaginazione. Come un viaggio privo di speranza verso il raggiungimento della meta, questo stupendo strumento di astrazione sonora, ci trascina con violenza sopra creste andine antiche ed incompresibilmente frastagliate, prendendo quota, non senza un interminabile numero di vuoti d'aria e di coscienza. Parimenti ad un monsone tagliente infatti, le correnti d'aria ghiacciata che frantumano i coni dei cabinet esondano cancellando il letto di un fiume che una volta chiamavamo equilibrio, per sostituirlo con nuove regole gravitazionali antropomorfe. Da "Hymn" a "Hymen", da "Throne" a "Dyad", questo e molto altro verrà a comporsi lungo le serpentine dei vostri padiglioni auricolari ipnotizzati. Senza poi dover descrivere il serafico motivo terminante del brano che da il titolo all'album: "Icon".

Le sole note di quell'arpeggio, valgono tutta la track-list.

Concludendo, mi permetto di dire senza presunzione che i Lento hanno raggiunto con questa fatica un livello di importanza europea impensabile fino a pochi anni fa, e difficilmente raggiungibile dalla media delle band di settore di tutto il continente. Per inciso, sfido chiunque a riempire 37 minuti e 13 secondi di vuoto con quanto sto avendo modo di ascoltare proprio ora che mi appresto a scrivere questa recensione.

Ai miscredenti dunque, urge doverosamente un consiglio: fatevi trascinare dalle metriche massicciamente plumbee e refrigeranti di questo album. 
Non ve ne pentirete.

TRACKLIST

01. Then
02. Hymn
03. Limb
04. Hymen
05. Still
06. Throne
07. Least
08. Dyad
09. Icon
10. Admission

 INFO
Paese: Italia


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